Lanciamo la sfida corporativa

Tra il 1943 e il 1945 la Repubblica Sociale Italiana iniziò una politica di socializzazione delle imprese produttive; le basi dottrinarie e programmatiche di tale opera furono esposte nel Manifesto di Verona. Le speranze suscitate da tale documento, rinfocolate dal successo dei primi esperimenti di socializzazione corporativa, provocarono, pur nel contesto drammatico di una guerra ormai persa e di un sistema economico gravemente compromesso, una tale ripresa produttiva e un tale consenso popolare che il nemico definì il corporativismo applicato e la socializzazione due "mine sociali". Oggi spetta a noi seminare "mine sociali" sul cammino di un nemico che che ha pianificato per la nostra gente la povertà di massa e il totale smantellamento di ogni forma di intervento sociale da parte dello stato.

LA CRISI DEL LAVORO

La società italiana vive oggi una profonda crisi; tale crisi non è solo economica e strutturale ma anche e soprattutto morale. I valori più qualificanti della nostra tradizione nazionale come il lavoro, la famiglia e il risparmio sono stati sostituiti da una nuova mentalità che sfugge il lavoro, mortifica la famiglia e vive nello spreco. Come è avvenuto tutto ció?

LA CONCEZIONE UTOPICO MARXISTA DEL LAVORO

A seguito della diffusione delle teorie marxiste si fece strada, nel secolo scorso, l' utopia dell' abolizione del lavoro da raggiungersi nell' ultima fase della rivoluzione comunista, in una specie di nuovo paradiso terrestre. Questo ideale farneticante , per il quale ogni militante comunista doveva essere pronto anche all' estremo crimine, veniva rinverdito, a cavallo tra gli anni '70 e '80, dai teorici dell'Autonomia Operaia che aupicavano, grazie allo sviluppo dell'automazione produttiva, la virtuale scomparsa della figura del lavoratore e la possibilità per le masse di dedicarsi prioritariamente ad "attività ludiche". Si trattava, sostanzialmente, di una riedizione dell' utopia arcadica; il vagheggiamento di un luogo ideale e inesistente dove gli uomini avrebbero dedicato tutto il tempo al divertimento e agli svaghi dopo aver abolito la proprietà privata e il lavoro.
Ancora recentemente (nell' ottobre 1996) Tony Negri ribadiva (insieme ad altri "intellettuali" della sua statura) la necessità di diminuire il numero delle ore lavorative e di salariare i disoccupati con l'obiettivo di una società di poveri e oziosi, in un mondo decaduto a livelli bestiali e dominato da un'oligarchia che tutto può e tutto possiede.
Questa visione è tributaria delle concezioni filosofiche che, da Rousseau in poi, non riconoscono la natura imperfetta dell'uomo e quindi ritengono ingiuste le necessità e i doveri connessi al suo stato. La vera civiltà è estranea all'ozio e nemica del sottosviluppo e della povertà al contrario ricerca sempre, attraverso la disciplina mentale e il lavoro manuale, il bello, l'utile e il giusto.

LA CONCEZIONE LIBERALE E CALVINISTA DEL LAVORO

Sotto un segno apparentemente opposto, in campo liberal-borghese, si fece strada la concezione, di derivazione calvinista, per la quale sommo obiettivo della vita (e segno di gradimento da parte del Signore) è il conseguimento della ricchezza materiale; in questo quadro il lavoro è privo di ogni valenza spirituale. La catena di montaggio e le grida della Borsa sono, a livelli differenti, sintomi dello squilibrio creato dall'errore liberal-borghese; l'accumulo di denaro fine a se stesso dà vita ad un moderno schiavismo dove lo sfruttamento diventa regola nel quadro di una graduale proletarizzazione di tutti i componenti della società.

IL LAVORO COME CREAZIONE CHE CONTINUA

Una corretta visione del mondo concepisce il lavoro come continuazione della creazione divina. Similmente alla procreazione umana che è il congiungimento delle volontà di Dio e dell'uomo nel mettere al mondo una nuova vita, il lavoro è l'azione dell'uomo che ("imago Dei") espande nel mondo l'ordine celeste. Tramite la natura ci vengono date le materie prime e gli elementi necessari alle attività edilizie ma è l'uomo, con il suo ingegno e con la sua fatica, a creare le cattedrali, le case coloniche e le strade che permettono il contatto od il commercio. L'ordine dei campi coltivati, i villaggi contadini, i palazzi artisticamente adornati sono una manifestazione di civiltà che, beneficiando di conoscenze e studi tecnici o di esperienze acquisite, simbolizza il tentativo supremo dell'uomo di avvicinamento all'ordine superiore.
L'artigianato, l'agricoltura, la piccola industria (ma anche l'onesto commercio, la libera professione e la scienza) diventano, se cosí intese, attività creative, specchio della personalità di chi le esercita e libere da alienazione e noia. Gli orgogliosi artefici di tali attività ne trasmettono a figli e subalterni lo spirito ed i segreti, generando cosí Tradizione .

LE CORPORAZIONI

In un tempo di grande stabilità sociale e alta tensione ideale quale fu il Medioevo, gli uomini diedero una valenza altamente spirituale al loro lavoro e si organizzarono in Corporazioni. Queste strutture nacquero nei borghi, dalla necessità di regolare il lavoro e difendere i lavoratori dai rovesci della vita e dalla presenza degli speculatori.
Uomini che lavoravano nello stesso campo si diedero un codice interno che venne poi riconosciuto dal potere politico. Furono definite a vantaggio del consumatore cratteristiche e qualità dei prodotti, furono messi limiti agli orari di lavoro (pratica successivamente stravolta dalla rivoluzione industriale capitalista), furono organizzati fondi di sussistenza per chi cadesse in disgrazia o per le famiglie private del proprio capofamiglia e sostentatore. Furono acquisite proprietà di interesse della Corporazione, cappelle, librerie, centri di formazione, associazioni ludiche o legate alle feste religiose; furono inoltre creati fondi di investimento . Grande significato fu dato all'apprendistato con il quale il giovane veniva lentamente e sapientemente messo a conoscenza del mestiere attraversando i diversi gradi dell' apprendimento. Al tutto veniva data una struttura gerarchica in cui il più capace ed i più esperti assumevano responsabilità più alte nella Corporazione .
Negli anni trenta il Fascismo (nel quadro della sua continua opera di ricerca di equilibrio fra tradizione e progresso, fra giustizia sociale e successo economico e all'ombra di una grande concezione spirituale) diede vita alle Corporazioni . Ciò avvenne alla vigilia della guerra ed è da considerare come un tentativo che sarebbe stato in seguito migliorato e rifinito.
Vale la pena di ricordare che in quegli anni il Partito Comunista clandestino, totalmente spiazzato a sinistra, ordinò ai suoi militanti di appoggiare il Fascismo "unica forza capace di combattere il capitalismo internazionale". Mussolini, come sempre geniale ed equilibrato interprete del vero spirito romano, parlando del lavoro e del lavoratore giustamente affermò: "L'uomo economico non esiste, esiste l' uomo integrale che é politico, che è economico, che è religioso, che è santo, che è guerriero".

LE CORPORAZIONI OGGI

Noi crediamo fermamente che sarà in mezzo ai lavoratori che nasceranno i primi germi della rinascita; sarà quindi tra loro che prenderanno forma le nuove Corporazioni . La storia ci insegna che questo processo di accorpamento, difesa e sacralizzazione del lavoro nacque spontaneamente. Si può iniziare già nel nostro ambiente con operazioni semplici e alla portata di tutti.

  1. Si riuniscano coloro che lavorano in un settore (insegnamento, artigianato, costruzione etc. etc.)
  2. Si diano un riferimento sacro in sintonia con la nostra tradizione italiana.
  3. Creino una carta con gli obiettivi della Corporazione, una sorta di decalogo dei diritti e dei doveri.
  4. Si dia il giusto prezzo alla propria prestazione e ai propri prodotti e si elimini per sempre lo schiavismo degli orari inumani di lavoro.
  5. Si organizzino inoltre forme di risparmio e di investimento interne alla corporazione.
  6. In tempi di feroce concorrenza, è più che mai vero che l'unione fa la forza e che la corporazione aiuterebbe a superare molti ostacoli, darebbe più possibilità di espansione, aumenterebbe in forma esponenziale i risultati mantenendo la individualità.
  7. La corporazione avrebbe il dovere di difendere la famiglia da eventuali disgrazie o incidenti
  8. Darebbe possibilità di apprendistato ai giovani che spesso e volentieri potrebbero essere i figli stessi dei membri della corporazione.
    Visto che oggi a queste strutture non sarebbe concessa la direzione politica delle proprie attivià la corporazione, zona per zona, finirebbe per costituire un contropotere che, allargandosi sempre di piú e usando sempre di più le proprie facoltà decisionali autonome, arriverebbe inprospettiva ad esautorare gli organi della democrazia liberale.
  9. Il Movimento si farà carico di mettere in contatto le diverse organizzazioni corporative formatesi nelle differenti realtà territoriali aumentando cosí le possibilità di lavoro a livello esponenziale e favorendo un intenso interscambio di idee ed esperienze.
  10. Partendo dal nostro ambiente il sistema si espanderà ai tanti onesti lavoratori che vedranno nelle Corporazioni uno strumento piú agile, piú giusto e più umano del sindacato.
  11. Sicuramente il sistema corporativo sarà lo strumento capace di curare i grandi mali sociali del nostro tempo.
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